Dal 1967 al 1993 un contesto difficile

La Latteria di Lentiai si trova ora a gestire un avvenire incerto. L’agricoltura locale subisce infatti già negli anni cinquanta, un calo pauroso a causa dell’emigrazione, che svuota famiglie e paesi. Rimangono gli anziani, quasi da soli, a coltivare in qualche modo la terra, grazie anche all’ausilio dei mezzi meccanici. Ma la montagna si spopola, le casere rimangono chiuse, il bosco invade le distese prative.
Nel giro di pochi anni la nostra verde e dolce montagna perde completamente il suo antico ruolo economico. Lentamente le ministalle chiudono, lasciando il posto a pochi allevatori specializzati, che tuttavia producono quantità di latte superiori al passato. Ma la scomparsa delle piccole stalle porta alla chiusura delle latterie periferiche: i Boschi nel 1967 e Colderù nel 1970.
I pochi produttori di queste località si aggregano a Lentiai o vendono il loro latte a Busche, o meglio alla Lattebusche. Ronchena e Stabie resistono fino al 1992. I loro presidenti collaborano attivamente con Lentiai, dove del resto sono approdati quasi tutti i loro ultimi soci. Nella foto a sinistra Armando Rossini, ultimo Presidente di Ronchena e a destra Bruno Colle, ultimo Presidente di Stabie. Agli inizi degli anni sessanta molte latterie delle zone limitrofe subiscono anche esse il contraccolpo dell’esodo dei giovani, che cercano nell’emigrazione il riscatto dall’emarginazione economica in cui gli eventi bellici li hanno relegati. Cordellon e Vanie sono costrette a chiudere per prime, seguite poco dopo da Tallandino e Campo San Pietro. Nel 1993 chiude anche quella di Villa di Villa. Il latte ancora prodotto in questi luoghi viene raccolto e lavorato a Lentiai, che in tal modo assicura la propria continuità.